Pagina:Garibaldi - Memorie autobiografiche.djvu/446

434 quarto periodo.

non organizzato, mancante di tutto, stanco e mancante di guide pratiche del paese, arrivò di giorno sotto la cinta di Monterotondo e fu per conseguenza fallito l’attacco di notte.

È incredibile lo stato di cretinismo e di timore in cui il prete ha ridotto quei discendenti delle antiche legioni di Mario e di Scipione! Io già lo avevo provato nella mia ritirata da Roma nel 49, ove con l’oro alla mano non mi era possibile di trovare una guida; e lo stesso successe nel 67.

Quando si pensa che in una città italiana come Monterotondo, colle porte di casa a ponente che mettevan fuori della cinta, non fu possibil trovare un solo individuo capace di darci relazione su ciò che esisteva dentro; mentre noi eravamo Italiani, perdio! pugnanti per la liberazione patria, mentre dentro v’era la più vile ciurmaglia di mercenari stranieri al servizio dell’impostura! «Libera Chiesa in libero Stato,» ha detto uno statista grande ma volpone. Sì! ebbene, lasciatela libera cotesta nera gramigna ed avrete i risultati ch’ebbero la Francia e la Spagna, oggi per i preti cadute all’ultimo gradino delle nazioni.

La colonna di sinistra, comandata da Frigezy, giunse fuori di Monterotondo a levante, occupò il convento dei Cappuccini verso le dieci antimeridiane assieme alle posizioni adiacenti, e spinse alla sua sinistra alcune compagnie per dar la mano ai nostri corpi di destra; ciò che fu impossibile per tutto il giorno 24, essendo tremendo il fuoco nemico da quella parte. La colonna del centro, guidata da Menotti, con cui mi trovavo, avendo marciato da Monte Maggiore direttamente all’obiettivo, fu pure arrestata dai passi disagevoli della strada Noletta; ma giunse non ostante la prima all’albeggiare sotto le posizioni che contornano Monterotondo da tramontana.

Io ordinai a questa colonna, comandata da Menotti e composta per la maggior parte dai prodi bersaglieri genovesi di Mosto e Burlando, di occupare le forti po-