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32 primo periodo.

tizie nella casa. Così si fece; egli partì solo, io rimasi ben contento di poter riposare un momento le membra sconquassate da tanto galoppo: io marino, e quindi non assuefatto al cavallo. Smontai e legai colla briglia il mio cavallo ad una pianta di spiniglio, ossia acacia, di cui sono composti totalmente quei boschi: rade però le piante, dimodoché i cavalieri ponno cavalcarci liberamente sotto e tra loro.

In tal guisa aspettai lunga pezza sdraiato; quindi, vedendo che non compariva la mia guida, mi avvicinai a piedi verso il confine del bosco, che non era lontano, e procurai di scorgerla. Quando sento dietro di me un calpestio di cavalli e scorgo un drappello di cavalieri, che colla sciabola sguainata si avventavano su di me. Essi già si trovavano tra il mio cavallo e me, quindi inutile qualunque proposito di fuga, più inutile ancora ogni resistenza. Mi legarono colle mani dietro, poi collocato sopra un ronzino legaronmi pure i piedi sotto la pancia del cavallo, ed in tale guisa fui condotto a Gualeguay ove mi aspettava trattamento molto peggiore. Sentomi raccapricciare ogni volta mi rammento la sventuratissima circostanza della mia vita.

Giunto in presenza di Millan, che mi aspettava sulla porta della prigione, fui da lui richiesto chi mi avesse somministrato i mezzi d’evasione, ed accertatosi ch’io nulla gli avrei fatto palese, ei principiò bestialmente a battermi con una frusta che teneva in mano, quindi alle reiterate mie negative ei fece passare una fune alla trave della prigione e mi fece sospendere in aria legato per le mani! Due ore di quella tortura mi fece soffrire quello scellerato!!!

Io che aveva consacrato tutta la vita al sollievo dei sofferenti; consacrato a far guerra alla tirannide ed ai preti, fautori ed amministratori di torture!

Il mio corpo ardeva come una fornace e lo stomaco mio disseccava l’acqua ch’io trangugiavo senza interruzione, somministratami da un soldato, come un ferro rovente. Tali patimenti non si possono esprimere. Quando