Pagina:Garibaldi - Memorie autobiografiche.djvu/38

26 primo periodo.

La precauzione non fu vana, poiché, avvicinatosi il maggiore dei due lancioni con sole tre persone in evidenza, c’intimò la resa in nome del governo orientale quando si trovò a pochi passi da noi, ed apparirono minacciosamente armati una trentina d’individui.

Eravamo in panna:1 io comandai immediatamente «braccia in vela.2»

A quel comando ci fecero una scarica di fucileria, che ci uccise uno dei migliori compagni italiani, Fiorentino di nome: era isolano della Maddalena.

Io principiai a dar mano ai fucili, che avevo fatto preparare fuori della cassa d’armi sul banco di guardia ed ordinai il fuoco.

Impegnossi un combattimento accanito tra le due parti. Il lancione aveva attaccato il giardino di destra della sumaca ed alcuni dei nemici si preparavano a salire arrampicandosi al bastingaggio.3 Ma alcune fucilate e sciabolate li precipitarono nel lancione o nel mare.

Tutto ciò si passò in breve tempo; siccome non agguerriti i miei, non era mancato di nascere confusione, ed il mio comando di bracciare in vela non si eseguiva; cioè vari dei nostri alla voce di comando eransi portati ai bracci della sinistra, senza che nessuno si ricordasse di mollare quelli di destra.4 Quindi inutilmente si affaticavano a tirare.

Fiorentino, vedendo ciò, abbandonò il timone ove trovavasi e si lanciò per effettuare la manovra incompiuta, quando una palla nella testa lo rovesciò cadavere.

Il timone rimase abbandonato; ed io che mi trovavo a far fuoco vicino allo stesso ne presi la barra. In quell’atto una palla nemica mi colpì nel collo, e stramazzai privo di sensi.


  1. In panna, disposizione dello vele acciò il bastimento resti quasi immobile.
  2. Manovra per spingere il bastimento avanti.
  3. Filo superiore dei bordi o ripari della tolda.
  4. Bracci, corde che servono a manovrare i pennoni.