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capitolo quarto. 13


Viaggiai a Gibilterra ed alle Canarie col Coromandel del signor Giacomo Galleano, comandato da suo nipote capitan Giuseppe dello stesso nome, di cui conservo grata memoria.

Tornai poi ai viaggi di Levante; ed in uno di quelli col brigantino Cortese, capitano Carlo Semeria, rimasi ammalato a Costantinopoli. Il bastimento partì, e prolungandosi la malattia più del creduto, io mi trovai alle strette. In qualunque circostanza di strettezze o di pericolo non mi sono mai sgomentato. Io ho avuto molta fortuna nell’incontro d’individui benevoli da interessarsi alla mia sorte. Tra codesti non dimenticherò mai la signora Luigia Sauvaigo di Nizza, una di quelle donne che mi hanno fatto dire tante volte esser la donna la più perfetta delle creature, checchè ne presumano gli uomini. Madre, modello delle madri, essa faceva la felicità del suo eccellente sposo e dell’amabile sua prole, che educava con una squisitezza impareggiabile.

La guerra accesa tra la Russia e la Porta contribuì a prolungare il mio soggiorno in Costantinopoli. In tale periodo mi successe per la prima volta impiegarmi a precettore di ragazzi, per offerta del signor Diego, dottore in medicina, che mi presentò alla vedova Timoni che ne abbisognava.

Entrai in quella casa maestro di tre ragazzi, e profittai di tale periodo di quiete per studiare un po’ di greco, dimenticato poi siccome il latino che avevo imparato nei primi anni.

Ripresi quindi a navigare, imbarcandomi col capitano Antonio Casabona, brigantino Nostra Signora delle Grazie. Quel bastimento fu il primo ch’io comandai da capitano in un viaggio a Maone e Gibilterra di ritorno a Costantinopoli.

Io salterò la narrazione del resto dei miei viaggi in Levante, non essendomi accaduto in quelli cosa importante.

Amante passionato del mio paese, sin dai prim’anni, ed insofferente del suo servaggio, io bramavo ardente-