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8 primo periodo.


Del signor Arena, terzo mio maestro d’italiano, calligrafia e matematica, conservo cara rimembranza.

Se avessi avuto più discernimento ed avessi potuto indovinare le future mie relazioni cogli Inglesi, io avrei potuto studiare più accuratamente la loro lingua, ciò che potevo fare col mio secondo maestro, il padre Giaume, prete spregiudicato e versatissimo nella bella lingua di Byron.

Io ebbi sempre un rimorso di non aver studiato dovutamente l’inglese, quando lo potevo, rimorso rinato in ogni circostanza della mia vita in cui mi son trovato cogli Inglesi. Al terzo laico istitutore, il signor Arena, io devo il poco che so, e sempre conserverò di lui cara rimembranza soprattutto per avermi iniziato nella lingua patria e nella storia romana.

Il difetto di non esser istruiti seriamente nelle cose e nella storia patria, è generale in Italia, ma in particolare a Nizza, città limitrofa e sventuratamente tante volte sotto la dominazione francese.

In cotesta mia città natia sino al tempo in cui scrivo (1849) non molti sapevano di essere Italiani. La grande affluenza di Francesi, il dialetto che tanto si somiglia al provenzale, e la noncuranza de’ governanti nostri verso il popolo, occupandosi solo di due cose: depredarlo e togliergli i figli per farne dei soldati, erano tutti motivi da spingere i Nizzardi all’indifferentismo patriottico assoluto e finalmente a facilitare ai preti ed a Bonaparte lo svellere quel bel ramo dalla madre pianta nel 1860.

Io devo dunque in parte a quella prima lettura della nostra storia, ed all’incitamento di mio fratello maggiore Angelo Garibaldi, che dall’America mi raccomandava lo studio della mia, la più bella tra le lingue, quel poco che sono pervenuto ad acquistarne.

Io terminerò questo primo periodo della mia vita colla laconica narrazione d’un fatto, primo saggio delle avventure avvenire.

Stanco della scuola ed insofferente d’un’esistenza