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capitolo secondo. | 7 |
curva al cospetto dell’Infinito l’amorevole mia genitrice, implorandolo per la vita del nato dalle sue viscere. Ed io, benché poco credente all’efficacia della preghiera, n’ero commosso, felice, o meno sventurato.
Capitolo II.
I miei prim'anni.
Nacqui il 4 luglio 1807 in Nizza Marittima, verso il fondo del porto Olimpio, in una casa sulla sponda del mare.
Io ho passato il periodo dell’infanzia come tanti fanciulli, tra i trastulli, le allegrezze ed il pianto, più amico del divertimento che dello studio.
Non approfittai come avrei dovuto delle cure e delle spese in cui si impegnarono i miei genitori per educarmi. Nulla di strano nella mia giovinezza. Io ebbi buon cuore, ed i fatti seguenti, benché di poca entità, lo provano.
Raccolto un giorno al di fuori un grillo e portatolo in casa, ruppi al poverello una gamba nel maneggiarlo; me ne addolorai talmente che, rinchiusomi nella mia stanza, io piansi amaramente per più ore.
Un’altra volta, accompagnando un mio cugino a caccia nel Varo, io m’era fermato sull’orlo d’un fosso profondo ove costumasi d’immerger la canapa ed ove trovavasi una povera donna lavando panni. Non so perchè quella donna cadde nell’acqua a testa prima e pericolava della vita. Io, benché piccolino ed imbarazzato con un carniere, mi precipitai e valsi a trarla in salvo.
Ogni qualvolta poi trattossi della vita d’un mio simile, io non fui restio giammai, anche a rischio della mia.
I miei primi maestri furon due preti, e credo l’inferiorità fisica e morale della razza italiana provenga massime da tale nociva costumanza.