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capitolo ventesimonono. 95

aver loro notizie, essendo lontano da qualunque porto di mare, mi fecero nascere il desiderio di riavvicinarmi ad un punto ove poter sapere qualche cosa dei miei genitori, il cui affetto aveva potuto conculcare nella foga delle avventure, ma che vivamente sussisteva nell’ anima mia. Poi abbisognava provvedermi di tante cose, la cui necessità non avevo sentito sino allora per me stesso, ma che diventavano indispensabili per la mia donna e il mio bambino. Mi decisi adunque di passare a Montevideo temporariamente, ne chiesi il permesso al presidente, che me lo concesse, e col permesso del viaggio ebbi pur quello di fare una piccola truppa di bovini per poter far fronte alle spese.


Capitolo XXIX.

Montevideo.


Eccomi dunque truppiere, cioè conduttore di bovi. In una estancia chiamata Corral de Pedras, coll’autorizzazione del ministro delle finanze, mi riuscì di riunire in una ventina di giorni circa novecento animali con indicibile fatica, che con maggior fatica ancora dovevo condurre a Montevideo, ove però non giunsi colla truppa di bovi, ma bensì con circa trecento cuoia degli stessi. Ostacoli insuperabili mi si presentarono nella via, e più di tutti il traboccante Rio Negro, ove mancai di perdere il mio capitale quasi intiero. Il fiume, la mia imperizia in quella sorta di mestiere, e la furfanteria di certi mercenari, che avevo assoldati per la conduzione del bestiame, fecero sì che appena potei far passare il Rio Negro a circa cinquecento animali, che per la lunga strada, il poco cibo e gli strapazzi nei passaggi dei fiumi furono giudicati incapaci di giungere a Montevideo. Fu deciso in conseguenza di cuerear (ammazzare per toglier le cuoia e lasciare la carne ai corvi), e così si fece non essendovi altro modo per poter salvare qualche cosa.