Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CAPITOLO XVII.
ANCORA IL TENTATORE.
Quel sottile velen - che nel virgineo |
Era la una della mattina, nel fatale 27 maggio del 60, e qualche cosa di fatale veramente pesava nell’atmosfera. — Tu ne sentivi la soma e ne andavi irrequieto. — Non era, come abbiam detto, l’alito appestato del Simoùn1, giacché venti non se ne sentivano. — Afa? — non la so descrivere! — Io l’ho sentito però quel fatale mal essere, perchè anch’io in quella notte che precedeva un giorno di tempesta popolare contro la tirannide, anch’io respiravo l’atmosfera di Palermo e l’ho respirata coll’ansia di scorger l’alba che io bramavo — come la presenza della fanciulla amata — e che presentivo liberatrice.
Se soffocati dal malore noi, all’aria aperta, e
- ↑ Vento del gran deserto Africano.