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capitolo lxiv | 403 |
vani che formano oggi ciò che si chiama esercito regolare, saranno resi alle officine ed alla campagna di cui sono i più robusti coltivatori?
Lì consiste il principal morbo dell’Europa — lì la causa vera delle perenni sue guerre; e la pace potrà esser duratura soltanto quando gli eserciti permanenti saranno sostituiti dalla nazione armata mettendo, s’intende, i preti a bonificare le paludi Pontine.
«Non più imposti governi né guarentigie all’impostura, ma governo scelto da noi e culto del Vero» si udiva cantare da molti operai e contadini (non dai preti e dagli altri fannulloni cresciuti all’ombra d’uno stipendio vergognoso ed ora obbligati a piegar la schiena al lavoro).
«Vengano avanti al giudice supremo tutti cotesti uomini a nuove grandi fortune senza fatica, e lo ragguaglino sul modo da loro usato per accumularle».
Ed allora si scorgevano nella folla dei subalterni predoni gli uomini delle regìe, i ministri che, oltre al loro stipendio, avevano accumulato dei milioni appropriandosi un tanto per cento sui prestiti con cui avevano rovinata la nazione; scorgevansi, dico, cotesti messeri che si facevano piccini piccini e nascondevano l’antipatico ceffo dietro alcuni inferiori della stessa risma ch’erano stati complici dei loro misfatti.
«Noi (son sempre i manuali che cantano) lo possiam provare l’acquisto di questi cenci; possiam provare la fame patita dalle nostre povere