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a spingere nel fuoco i fogli renitenti. Vi si scorgevano le parole: Leggi fondamentali dello Stato: 1° articolo: La religione cattolica apost.... e qui le irrompenti fiamme ne facevano giustizia. In un altro foglio semi-spento, che i ragazzi con più ardore scaraventavano sul fuoco, leggevasi: Imposta sul macinato; in altri: Imposta sul sale; prerogative, privilegi, dotazioni, ordini della Corona d’It....., non so più di che santi; e quei diavoli di fanciulli spingevano tutto ciò nel fuoco con tanto ardore ed accanimento, quanto i reverendi del Sant’Ufficio, in tempi andati, le sventurate vittime dell’Inquisizione.

Dal Capitolino io avevo assistito ad uno dei più solenni spettacoli della natura: il levar del sole, all’aspetto venerando d’un vero reggitore di popolo, sedente sull’antica sedia Curale, nel centro del Foro Romano e dispensando la vera giustizia, non quella del privilegio e del carnefice, come la intendono i moderni Soloni.

Tal quadro era forse impresso nella mia giovine immaginazione, dacchè quarantacinque lustri avanti, io per la prima volta passeggiavo rispettoso ed attonito in quel Foro, ove dettavansi dai nostri antenati i destini del mondo, e vicino, lontano, nella buona o cattiva fortuna, giammai si cancellarono nel mio spirito le impressioni raccolte in quella visita avventurosa.

Dal Capitolino scesi verso il Tevere, passai il ponte che difese Orazio Coclite, e che i preti chiamarono di San Bartolomeo, e m’incamminai