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CAPITOLO LXIV.

IL SOGNO.

Pareami in sogno al sacro monte in cima
Venir per l’aure a voi, sovr’ali snelle
Tra il coro delle vergini sorelle
Per cui l’uom tanto il viver suo sublima.
 (Alfieri).


Tornai sul luogo della mia nascita e gridai: «Gli amici della mia gioventù, ove sono?» E l’eco mestamente rispose: «Ove sono?»


Nella fortunata campagna del 60, quando i pezzenti della Democrazia Italiana passeggiavano nei parchi regi, tra i fagiani ed i daini, e tergevano i loro rozzi calzari sui reali tappeti — in una stanza del sontuoso palazzo di Caserta, io sognai di Roma.

Roma! il più commovente, il più prezioso, il più stimolante sogno della mia vita — sempre! perchè sempre innamorato della grandiosa sua storia, ma massime dall’età di diciotto anni, in cui ebbi la fortuna di potere tra le macerie delle immense sue rovine, ispirarmi al gran concetto dell’emancipazione della mia patria e della fami-