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bella testa rovesciossi sul cuscino, qual fiore che al soffio ardente del vento del deserto, si piega sullo stelo, per non più raddrizzarsi.

Eppure l’ora finale della bella tradita non era ancora suonata. Essa si scosse in un momento dopo, come tocca da corrente elettrica, aprì gli occhi, e li rivolse su Marzia con tale avida espressione d’amore, che solo una madre può capirla ed apprezzarla!

«Mia figlia!» esclamò essa — e la spossatezza, l’emozione, non le permisero altra parola. Essa ricadde!

Che pensieri tetri! che riflessioni non dovevano solcare l’anima di questa donna sventurata! — «Dunque non era morta, come dicevami quell’infame, il frutto innocente delle sue diaboliche depravazioni!» diceva con se stessa: non era dunque morta questa figlia delle mie viscere, tanto amata senza conoscerla — e tanto bella, e tanto buona, tanto graziosa, — ch’io perseguitai come se fosse stata una belva! — Oh! se nella derelitta mia esistenza l’avessi avuta per compagna!» Essa prese la mano di Muzio, che mesto stava al suo capezzale contemplandola, la portò alla bocca, e la bagnò di lagrime. Il pianto sembrò alquanto raddolcire il suo cordoglio, e con uno sforzo di cui prima non si sentiva capace, essa alzò un tantino la testa per meglio contemplare la figlia dell’amor suo.

Lascio pensare qual era l’anima della povera Marzia a tale per lei commoventissima scena, di