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capitolo lix 359


spaventevole, d’un’altezza spropositata, gettando fuoco dagli occhi, dalla bocca e dalle narici, ed accompagnato da una folla d’altri spiriti, non così alti, ma anch’essi gettando fuoco da tutti gli orifizii.

Tutt’altri che il nostro Chiassi avrebbe cominciato per regalare agli spiriti la mezza dozzina di palle del suo revolwer. Egli però non tenne l’apparizione da tanto: e scalzo com’era, quindi più svelto, sguainò la durlindana, e precipitossi sul comandante degli spiriti.

Alla prima sciabolata — per di dietro, s’intende, poichè il formidabile capo non aveva aspettato di fronte il milite dell’Italia — alla prima sciabolata — dico — a gambe se la diede lo spirito, preceduto da tutta la brigata di spiriti che sembravano ancor più svelti di lui.

Chiassi non volle lasciar l’impresa a metà; e siccome la sua sciabola, cadendo sulla cervice del fantasma, lo aveva quasi spogliato — infrantumandoli — d’una massa d’oggetti da mascherata, questi trascicavano al rimorchio dello spirito capo, e ne impedivano la celere fuga. Dimodochè l’agile nostro guerriero potè aggrapparlo per il colletto, e trascinarselo dietro verso la sua stanza.

«Misericordia!» gridava lo spirito quando si sentì nelle unghie d’una mano d’acciaio — «misericordia!» e Chiassi: «furfante! vieni che voglio appiccarti al principale balcone del palazzo per divertire domani i tuoi poveri ed ingannati concittadini».