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CAPITOLO LIX.

AMPLESSO DELLA MORTE.

Sol chi non lascia eredità d’affetti
Poca gioia ha dell’urna, e se pur mira.
Dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
Tra il compianto de’ templi Acherontei,
A ricovrarsi sotto le grandi ali
Del perdono di Dio. E la sua polve
Lascia alle ortiche di deserta gleba,
Ove nè donna innamorata plori,
Nè passeggier solingo oda il sospiro
Che dal tumulo a noi manda natura.
 (Foscolo).


Il gesuita, che forse, obbedendo allo spirito malvagio della setta a cui apparteneva, e che sembrava avere per meta di snaturare la natura umana, pervertirla, prostituirla, ingolfarla in ogni specie di culto del male e d’inimicizia del bene, il gesuita, dico, aveva cercato la sola soddisfazione della lussuria nella bellezza.

Egli, forse pria d’ora, per uno scetticismo brutale ed indecente, aveva disprezzato le vezzose creature contaminate da lui, quando di loro padrone; oggi che le vedeva fuggite alle sue libidini di prete, ed in potere altrui, sentì in sè