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344 | i mille |
de’ miei fratelli d’armi. E ne vo superbo! Ma quanti di loro non mi sono trovato obbligato di abbandonare sui campi di battaglia! E certo, se invidio la robusta sveltezza della gioventù, lo è anche perchè, decrepito, non posso più sollevare un fratello caduto!
Egli non pensava, il generoso figlio delle Alpi, che tra breve, caduto trafitto da piombo cosacco, ei bramerebbe la mano d’un amico per sorreggergli la testa morente.
Rivolto a Lina — che, minacciando la tempesta, s’era avvicinata all’amato del suo cuore — egli le disse:
«Torna dalle tue compagne e raccomanda i nostri poveri feriti; sopratutto che non li lascino indietro».
La vezzosa, un po’ stizzita d’essere rimandata indietro, compì esattamente la missione, ma fu presto di ritorno accanto al capo. E questi:
«Ordina a tuo fratello di passare il ponte, di prendere a destra e proteggere il nostro fianco, mentre noi procederemo avanti».
«Avanti!» esclamava il bellicoso concittadino di Nullo, cui il pericolo aumentava l’ardire. «Avanti! ed ordinava di suonare la carica all’ordinanza sua, che a Tivoli s’era fornita d’una tromba dei zuavi pontifichaux, e nel gridare «avanti!» il nostro P..., colla sciabola alla mano, lanciossi sui cacciatori che sembravano voler difendere il ponte, ma che fuggirono all’avvicinarsi del nembo. Egli era sempre accompagnato