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capitolo lvii 337


individuo; ed in alcune case trovaronsi pochi vecchi infermi, che la popolazione non aveva avuto tempo di trasportare. Fu cotesto provvedimento del gesuita, e ciò prova quant’era l’astuzia e la capacità di questo nemico del genere umano. Serva questo d’esempio ai nostri concittadini, sempre pronti ad inchinarsi davanti allo straniero facendo così facilissime le invasioni.

Io spero che l’Italia non cadrà più in tali grossolani ed umilianti errori; spero sopratutto che essa non avrà più mai invasioni straniere; ma in caso di tanta sventura, per il pessimo stato delle sue istituzioni, devono essere castigate coll’ultimo rigore e consacrate ad infamia eterna quelle autorità che non comandano all’avvicinarsi del nemico lo sgombro generale di tutto l’abitato ed il trasporto in luogo sicuro, anche sui monti o nelle foreste, di ogni oggetto che gli possa servire, massime il bestiame e gli alimenti per uomini ed animali, abbruciando tutto quanto non si può trasportare.

Vorrei di più, che si castigasse rigorosamente chiunque ha potuto sfuggire il nemico e non l’ha fatto, sotto l’imputazione di spia, e chiunque ha provveduto, anche con un bicchier d’acqua, il soldato straniero.

Poichè noi Italiani dobbiamo finalmente capirla, quegli invasori che i preti accolgono col crocifisso alla mano per ingannare il povero popolo, sono ladri, assassini spinti sotto falsi pretesti a derubarci del sudore delle nostre fronti