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obbligati a percorrere dei sentieri quasi impraticabili, e per disgrazia, anche deteriorati dalle piogge settembrine. A misura che gli ostacoli naturali crescevano, essi ne trovavano pure degli artificiali, che i preti facevano costruire dai montanari, a cui dispoticamente comandavano. Piante rovesciate ed attraversate sui sentieri; i sentieri tagliati da fossi profondi, ed in certi luoghi gli stessi fossi ricoperti con rami sottili e verdi zolle, su cui il viatore, mettendo il piede, profondava in un precipizio; e ponti di legno tagliati o bruciati, con altri ponti in materiale, distrutti.

Si aggiunga a tutto ciò i terribili torrenti delle montagne, ingrossati dalle pioggie, e spumanti fra i massi dei loro letti, come i marosi in una tempesta di mare, e che pur attraversare bisogna, per cercare dei viveri, e proseguire la meta del viaggio.

I ministri del Dio di pace, poi, avevano ammaestrato i contadini a far delle imboscate e fucilare i loro fratelli dietro da ripari, come se fossero belve.

A Trevi, a Tilettino, a Civitella, a Rovetto e a Balserano, furono i nostri ricevuti a fucilate da gente imboscata in posizioni quasi inaccessibili. Il Capo che comandava i trecento, ed i compagni suoi, erano gente, però, da non indietreggiare davanti alle insidie, alle minaccie e alle imboscate dei chercuti.

Quando scorgevasi il primo fuoco d’un’imboscata, il nostro P..., figlio di monti più alti degli