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capitolo lv 319


ruppe il ramo a cui si teneva colla mano destra, lo stesso successe alla sinistra, e la nostra bellissima fanciulla se ne venne al suolo, distesa in tutta la lunghezza del corpo, senza ferirsi però, ma svergognata d’aver mostrato ai presenti la sua poca capacità ginnastica.

Per combinazione — o con intento — due degli ufficiali del papa, prigionieri — galanti come lo sono generalmente quella classe di gente, che altro non hanno al mondo da fare, che mangiar bene, bever meglio, e passare il resto in seduzioni, anche fosse delle undici mila vergini, la di cui castità sarebbero obbligati di difendere a spada tratta — gli ufficiali del Papa, dico, Merode e Pantantrac, a cui era venuta l’acqua alla bocca, contemplando le bellissime giovani italiane, avean approfittato d’un momento di noncuranza della guardia loro — composta di bravi giovani romani — e s’erano avvicinati alle due donzelle, con aria graziosa e seducente.

I due stranieri giungevano precisamente al momento in cui Lina aveva comprato tanto terreno quanto era lunga, e circostanza miracolosamente favorevole fu questa per loro, di cui vollero naturalmente approfittare, slanciandosi al rilievo di quel caro corpicino.

Il fortunato dei due fu Pantantrac, che giunse primo ad afferrare, con ambe le mani, il cinto snello della vezzosa. Egli certamente adempiva a quell’atto di galante cortesia, con grazia — dote incontestabile della Nazione francese — ed