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non si trovino abbondantemente delle frutta, e con queste, per uomini giovani e disposti a tutto, poco o niente sentivasi la carestia.

Erano le 7 pom. quando la brigata cominciò a muoversi dal bosco sacro con Talarico alla testa; essa traversò il Teverone, e ne seguì silenziosamente la sponda destra, sino ad oltrepassare la famosa cascata, poi torcendo a destra verso il fiume — che in quel punto sembrava d’argento per la calma dell’aria, per il poco declivio, — la testa della colonna inoltrossi sopra un ponte di legno, e sfilando al di là della sponda sinistra, trovossi proprio a levante della città, cioè verso i monti.

La città di Tivoli trovasi in posizione fortissima per chi l’assale da ponente, verso Roma, ma da levante essa è completamente dominata dai monti che le stanno a tergo. I Tivolesi non s’aspettavano tale visita; e siccome in questi tempi di rivoluzione e di congiure clericali, non mancava il timore; lumi, se ne vedeano alcuni a quell’ora, circa le 9 pom., ma la gente per le contrade era pochissima.

Al primo individuo che capitò nelle mani di Talarico, questi con poche cerimonie mise la mano al colletto — impose silenzio — e sommessamente chiese ove trovavasi la truppa. «Ahi!» — fu il primo grido dell’innocente paesano — quando sentì le graffe del tigre nel collo — poi: «Signor Piemontese!.....» quando s’avvide esservi molta forza, e secondo pare, sapevasi esser non lontano