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capitolo lii 301


timo, sempre col suo Cristo alla mano, disprezzando gl’inseguitori, non v’era modo di farlo alzar le calcagna.

Che ostinazione nel male in quell’uomo sì avvenente, sì coraggioso e d’un genio veramente superiore; io ne sono stranamente sconcertato, e sovente pensando a tali esseri straordinari, io mi stupisco come non crollino il fango da cui sono avvolti e dicano alle moltitudini che abbisognano tanto di verità come di pane: «Noi siamo i sacerdoti del vero!»

Che un cretino possa esser prete e possa creder a’ preti, pazienza! Ma che una delle più grandi celebrità moderne, come matematico e come astronomo1 possa rimaner gesuita, mi fa strabiliare.

I grandi d’ogni specie crederanno forse esser necessario che la canaglia si ravvolga nella melma e vi rimanga per sempre?

Corvo, disperando del successo, prese la campagna, avviandosi verso Isernia, uno dei centri del sanfedismo.

Le superbe popolazioni Sannite che abitano tutto quel pezzo scosceso d’Apennino che limitano il Volturno ed il Sangro ad ostro, ed il Lazio a settentrione, fiere ed indipendenti come i loro antenati, mantenute come sono, nell’ignoranza dal prete, esse sono come le Calabre, la più ricca messe della fellonia chercuta, e sono

  1. Il Padre Secchi.