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capitolo xlvi 269


da farsi con molti prigionieri nemici che ingombravano il campo, mentre questo stava per essere attaccato, rispose: «Ammazzateli!»

È cotesto anche uno dei tanti spedienti che i monarchi ed i loro satelliti adoperano in quel bel loro passatempo di stragi che si chiama guerra. Tali furono i procedimenti degli Hainau, dei Villata, dei Bazaine che, senza trovarsi spinti dall’eccidio, da terribile necessità d’una posizione arrischiata, massacrarono i Bresciani, i volontari a Fantina, ed il signor Bazaine, il nostro generale Ghilardi, prode difensore di Roma, al Messico mentre era ferito. Ed Ugo Bassi dai preti austriaci! E Ciceruacchio con due figli e sei compagni da un principe di casa d’Austria! E le migliaia di vittime d’un popolo generoso, immolate alla paura di quel saltimbanco politico, mascherato da repubblicano, che il giornalismo salariato chiama salvatore della Francia! — E perchè trovan strano allora che pochi briganti si sbarazzino d’un individuo che, lasciato libero, avrebbe certamente svelato il loro ricovero? — Orribile misura di quella giostra fatale che si chiama guerra — orribilissima quando eseguita in dettaglio, ma che quando, per esempio, si tratta d’un’ecatombe di milioni, allora diventa gloriosa, fruttando alla prosperità, all’onor nazionale, e sopratutto all’onor delle aquile o delle bandiere!

Era bell’e spacciato il nostro Bajaicò, ed i Mille perdevano uno dei migliori militi; ma la provvidenza — non so se fosse la stessa provvidenza in-