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capitolo xlvi 265


sogna operare qualche colpo a pro della religione santissima e del re nostro — io lo giuro!» E così gridando trasse fuori la daga, diè col pugno un fortissimo colpo sul tavolo, che fu seguito da una simile dimostrazione dei compagni, per cui doglio, bicchieri e quanto trovavasi sulla tavola, andarono rotolando sul sudicio selciato del sotterraneo.

La fervida manifestazione dei capi naturalmente mise in sussulto tutta la comitiva, ed in un momento, centinaia di daghe brillarono nel chiaro-scuro dello speco, accennando esser tutti pronti agli ordini dei capi.

Corvo contemplò con compiacenza la focosa risoluzione dei soldati della fede, e montando sopra una sedia, volto alla folla, fece intendere le seguenti parole: «Che Dio vi benedica, figliuoli! e che vi conduca per la mano allo sterminio de’ suoi nemici! bruciate, svenate, uccidete! annientate sino i neonati di quegli eretici perversi, che mettono la mano sacrilega su tutto ciò che vi è di più santo, che vogliono strappare ad uno ad uno i capelli santi del venerando Dio in terra che siede in Vaticano; che commettono le loro orgie nella chiesa della beatissima Maria, e che condiscono l’insalata coll’olio santissimo! a loro maledizione! maledizione! Amen» . E tutti in coro risposero: «Amen! amen! amen!» — Ecco il prete! Eccolo col suo ascendente sulle moltitudini ignoranti su cui le parole: Gloria di Dio! gloria del paradiso! che non comprendono


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