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tanta bellezza, e per tanta possanza della romana patrizia. Stupefatto ognun contemplava ai suoi piedi la temuta patronessa della terribile società di Loiola, ed ubbidendo ad un senso di gentilezza comune nella gioventù, ognuno sentì nell’anima l’umile posizione della bella infelice, e s’udì una tempesta d’esclamazioni da tutti quei generosi: «Alzatevi! alzatevi!»

A quella voce lo sguardo della Contessa rianimossi, negli occhi bellissimi si leggeva la contentezza, ma benché dolcemente violentata dalla Lina, essa non volle alzarsi, e con uno sforzo estremo, esclamò:

«Perdono! perdono! fatemi degna di seguirvi nella santa vostra missione!»

«Alzatevi e conduceteci alla liberazione dell’eroina dei Mille» ripeterono i valorosi. La nobile e generosa Lina, spinta dalla gentilezza del suo carattere e più d’ogni altro commossa dalla scena interessante, solcò la folla, si avvicinò alla genuflessa, le porse la mano e l’aiutò a rialzarsi. Da quel momento la Romana fu consacrata per la vita alla vezzosa figlia delle Alpi.

Muzio, commosso, e cogli occhi umidi, porse anche egli la sua destra a quella donna già cara al suo cuore, e ritemperandosi nella virile sua natura, disse ai compagni: «È tempo che ci moviamo, e siccome pericoloso o imprudente sarebbe di uscire in massa, noi andremo alla spicciolata, e per diverse vie ci riuniremo nelle vicinanze del convento di S. Francesco per la