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220 | i mille |
mono a caratteri di sangue nella sua storia una pagina ben gloriosa! Sventuratamente ingannati sin ora da titubanti o presuntuosi, noi sin ora invano aspettammo il segnale della pugna. Ora, tregua alle timide aspettative, noi non vogliam più starcene colle mani alla cintola, e se la spedizione dei superbi militi di Marsala rovesciò nella polve un tirannuccio, dannato a pagar le colpe degli avi, e col solo delitto, per ora, d’esser nato sul marciapiede d’un trono, noi getteremo i nostri ferri tra gl’interstizi di questo catafalco delle malizie e delle corruzioni umane. — Noi sì! rovescieremo la più nefanda, la più pestifera delle Autocrazie. — Autocrazia che non si contenta di fare degli schiavi, ma li vuol depravati, corrotti, curvi, disprezzati, indegni di comparire al cospetto degli uomini.
«E noi, fratelli, che non abbiamo altra chiesa che lo spazio, cioè, l’Infinito, altri luminari che le stelle infinite, altro Dio che la ragione, la scienza, e l’intelligenza infinita che regola i movimenti, le combinazioni, e la trasformazione della materia infinita, — noi siamo condannati da codesti nemici dell’Umanità a rimanerci qui in un sotterraneo, ove puzzano ancora gli scheletri di tante vittime della tirannide e del fanatismo. »
Un ruggito di sdegno rispose alle eloquenti parole del capo dei trecento, e tutti sguainando simultaneamente la daga, giurarono di liberar Roma e l’Italia dal putrido chercume.