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scese dentro frettolosamente indicando all’uomo coll’indice «in giù».

La fantesca, amante della sua signora, non l’aveva veduta sì agitata giammai; — e quando il nocchiero disse alla padrona «Guardi, signora, che noi presto avremo una tempesta», la ragazza in atto supplichevole la guardò, senza ardire di articolar una parola, con tanta eloquenza negli occhi da impietosire uno scarafaggio.

La contessa però, come abbiam veduto, era buona e generosa, ma altiera ed ostinata nelle sue risoluzioni, quasi avesse ereditato il carattere delle antiche matrone di Roma; — essa non manifestò dispetto impaziente, ma il suo silenzio equivaleva a un comando.

Il motivo della passeggiata era per distrarsi, per fuggire ai rimorsi della solitudine — e chi sa non balenasse nella mente della bella infelice il pensiero della distruzione!

Il nembo da levante s’era limitato a qualche grosso gocciolone di pioggia, e siccome a quella direzione il vento veniva a traverso del fiume, poca agitazione vi aveva suscitato; — comunque come negli uragani, il forte del temporale, dopo d’aver girato i tre quarti della bussola, erasi spaventosamente condensato a libeccio, e da quella parte scatenò una bufera..... una bufera da far impallidire il più coraggioso navigatore.

Colla direzione da libeccio, il vento incontravasi e contrastava colle onde veloci del Tevere, scorrendo in una direzione opposta, e coll’urtarsi