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192 | i mille |
ziosa la loro brutta pelle, essi potevano facilmente compiere una rivoluzione e presentarsi all’Italia come liberatori.
Che bella cosa se potevano far stare con tanto di naso i Mille, e la democrazia italiana tutta!
Ma sì! sono i bocconi fatti che vi piacciono, signori liberatori dell’Italia a grandi livree! e quanti fastidi non dovete aver avuti in quello splendidissimo 7 settembre, di udire la più grande delle moltitudini italiane, acclamare altri e non voi — e se la voce di qualche ingannato o di creatura vostra, vociferava il vostro nome, voi certo sentivate nella miserabile vostra coscienza di non averlo meritato.
Anche a Palermo, com’era naturale, tramavano i fautori della monarchia sabauda e gettavano contro i Mille la diffidenza tra la popolazione, spingendola ad un’annessione intempestiva.
Essi mi obbligarono di lasciar l’esercito sul Volturno alla vigilia di una battaglia per recarmi nella capitale della Sicilia a placare quel bravo popolo, suscitato dai cavouriani agenti.
Assenza che costò all’esercito meridionale la sconfitta di Caiazzo, unica in tutta quella gloriosa campagna, che scosse alquanto il prestigio dell’esercito vincitore e rimontò non poco il morale dei borbonici.