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capitolo xxxv 173


Dio senza bisogno nè di mangiare nè di bere — ed ove per tali ragioni devono trovarsi pochi preti, unica fortuna del beatissimo soggiorno!

Quando si pensa a tutta quella massa di menzogne che sì spudoratamente spiattellano ai gonzi i sacerdoti dell’impostura, vien proprio voglia di rinnegare gli uomini di questa razza che non accolgono il prete a sputi, pugni o, meglio, anche a bastonate.

Era circa il meriggio quando le artiglierie di Castel Sant’Angelo annunziavano alle fedeli pecore esser la gran processione in procinto di muovere da Porta Pia per Borgovecchio verso la massima basilica.

Uno squadrone di dragoni, truppa scelta, bellissima gente, formava l’avanguardia, e mentre difilava il lunghissimo seguito di sacerdoti, di confraternite, di beghine, di graduati pontificii, ecc., lo stesso squadrone staccava dei singoli militi sui fianchi che coadiuvavano gli alabardieri in livrea a mantenere la moltitudine accalcata a destra e a sinistra e ad impedirle d’invadere lo spazio della strada che dovea percorrere la processione.

Il centro della lunga fila di ceri era occupato da due battaglioni di fanteria ordinati in colonna colle loro musiche in testa, e tra un battaglione e l’altro marciava un carro di trionfo riccamente addobbato e tirato da sei bianchi cavalli adorni di superbi arnesi. Il superbo padiglione che copriva il carro era sostenuto da quattro colonne