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capitolo xxxiv 165


Ogni nazione è padrona in casa propria, e perchè in Italia cotesti padroni — Austriaci da una parte, Francesi dall’altra, che pare se l’abbiano comprata? — Le frutta deliziose delle nostre terre e la bellezza delle nostre donne allettano quei signori. Ebbene, noi darem loro del ferro nel cuore in cambio. — Voi la vedete, signora, quella massa oscura che comparisce a tramontana da noi: ebbene quella è una nave da guerra d’alto bordo del Bonaparte1 venuta nello stretto per dar leggi a tutti.»

Gli occhi del Principe della Montagna sfavillavano nell’oscurità della notte come quelli del tigre che si è accorto dell’insidie del cacciatore, ed egli movea quel suo elastico corpo come se, insofferente di trovarsi rinchiuso in quella scorza di navicella, volesse precipitarsi nel mare.

E quanti ve ne sono dì questi forti figli della patria nostra che potendo essere validissimi in una guerra contro lo straniero sono invece pericolosissimi a noi perchè suscitati all’odio del libero reggimento da quella bella roba che si dicono ministri di Dio!

Coll’infuocato discorso di Talarico, sparirono le diffidenze di Lina, ed all’acuto suo spirito, balenarono subito vari sentimenti; quello dell’acquisto alla parte nostra del valido appoggio di tal uomo straordinario, quello di penetrare negli arcani di

  1. E veramente v’era in quell’epoca un vascello francese nello stretto all’oggetto d’impedire il passaggio.