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capitolo xxviii | 137 |
Noi abbiamo Gasparone, che sconta oggi ancora (1870) nelle prigioni di Civita Castellana il tradimento del Papa. — I Francesi contano Cartouche; e gl’Inglesi Robin Wood. — Gli ultimi ed i più atroci li avemmo in questi ultimi tempi, come i Crocco, i La Gala, i Fuoco.
Nei tempi di cui scriviamo (1860) l’individualità brigantesca più famosa era Talarico il Calabrese, temuto in tutta l’Italia meridionale, e che percorreva da padrone, ora solo ed ora accompagnato da bande. — Noi già lo conoscemmo in Palermo incaricato d’assassinare il Capo dei Mille, ed ora lo ritroviamo nella cittadella di Messina, ricevendo istruzione per un colpo di mano.
Il brigantaggio, figlio dell’ignoranza e della miseria, fu fomentato dai preti, dai Borboni e dal capo di tutta questa ciurma, il Buonaparte. — Caduti gli ultimi, e regolati i primi, non vi sarà più brigantaggio in Italia.
Annegato nel sangue che fece versare a torrenti il Buonaparte, nel nulla il Borbone, e Roma resa all’Italia, non vi sarà altro motivo di brigantaggio, se non che le depredazioni del Governo Italiano, che avranno fine siccome ogni altra malvagità.
Devo ripetere qui pure: che educati all’onestà, all’amore del loro paese, codesti robusti contadini, dei quali i preti fanno dei briganti, i di cui delitti inorridiscono il mondo, potrebbero riuscire dei militi stupendi, essendo essi dotati di forza, agilità e coraggio insuperabili. Serva d’esempio il seguente fatto di Talarico.