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reagì con una brillante carica di cavalleria, che il colonnello Missori respinse alla testa dei distaccamenti suddetti.

Piegando il nemico attaccato di fianco, il nostro centro potè superare i ripari, e la vittoria fu completa.

Invano la ritirata dei Borbonici era protetta dalle grosse artiglierie della piazza, e dai pezzi volanti di fuori — i nostri militi, disprezzando il grandinare dei moschetti e delle mitraglie, assaltarono Melazzo, e prima di notte erano padroni della città, avevano circondato il forte da tutti i lati ed innalzato barricate nelle strade esposte ai tiri della fortezza.

Il trionfo di Melazzo fu comprato a caro prezzo; il numero dei morti e dei feriti nostri fu immensamente superiore a quello del nemico. — I generali Cosenz, Corte e Corrao — allora colonnelli — furono tra i feriti. — E qui giova ricordare le armi pessime di cui han dovuto sempre servirsi i nostri poveri volontarii. — Colpa principale, il Governo Sardo.

Il destino del Borbone però era segnato, e perciò la capitolazione di Melazzo dopo quella di Palermo — Melazzo, che sostenuta dalla flotta nemica, poteva valere una Gibilterra.

Tale è il destino della tirannide boriosissima, quando potente, ed il popolo, cammello inginocchiato; — ma codarda, tremante quando il popolo leone invia i suoi ruggiti.

Bosco capitolava (mi pare il 23 luglio) rendendo