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capitolo xx 95


guigna, men cupa del precedente tramonto — tu vai a rischiarare il giorno più glorioso ch’io mi conosca in Italia. — S. Fermo, Palermo! — i nostri nepoti vi rammenteranno con orgoglio, e quando seduto al focolare, ed attorniato dalla gioventù bramosa, il veterano volontario starà narrando ad essa quelle superbe pugne, grandirà d’un palmo ed il suo volto venerando risplenderà ringiovanito.

Vittorie di popolo! del diritto sulla prepotenza, del vero sulla menzogna, e della giustizia sulla tirannide!

E perchè con tante splendide vittorie, l’umanità, rimane sempre schiacciata sotto il peso dei pochi furbi, che la corrompono, la derubano e la fanno infelice?

Ditelo voi, archimandriti Bizantini, che assordate il mondo di ciarle — voi eletti a legislatori colla frode, o dalla dabbenaggine del popolo, o dalla parte di popolo comprato, voi, dottrinari e dottori di tante specie: molti di voi un giorno repubblicani arrabbiati — oggi!..... ho vergogna di dirlo, cosa siete? Comunque, legislatori, che a forza di leggi ci fate desiderar la vita primitiva.

Una scelta schiera di prodi dovea aprire la strada nella capitale dei Vespri.

Tucheri dovea condurla, e per compagni egli aveva nientemeno che Nullo, Cairoli, Vigo, Taddei, Poggi, Uziel, Scopini, Perla, Cucchi, ed altri valorosissimi, i di cui nomi, io raccomando vengano pubblicati dal prode Stato Maggiore dei