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l’impassibile ministro dell’inferno s’accorse che la vittima sua non era preda della morte, esso ricominciò: «Marzia! il vecchio tuo padre, lo sai, giace tuttora nei sotterranei dell’Inquisizione, sottoposto a giornaliere torture, e basterebbe una tua parola per liberarlo, e renderlo alla sua primitiva agiatezza».

Singhiozzi d’un’anima veramente travagliata erano la risposta dell’infelice.

«I tuoi Mille, Marzia, su cui speri ancora per liberarti, sono annientati. Essi furono distrutti dai generali Bosco e Van Michel: questa notte istessa avrai intesa le salve d’artiglieria, e le grida di vittoria, che echeggiarono dovunque in Palermo».

«Bugiardi! Bugiardi!» urlava la giovine profetessa, «i Mille passeggeranno vittoriosi sui cadaveri dei vostri mercenarii, sino alla distruzione della fucina infernale che mantenete in Roma, nel cuore d’Italia, per la sventura di questo infelice paese, e del mondo» .

L’ultima parte della profezia potea avverarsi, ove i nostri concittadini fossero stati più solerti ad accorrere in sostegno dei Mille.

Nuovo silenzio seguì le ultime parole di Marzia, e raffreddato il parossismo di sdegno, di collera, e di dolore che sinora l’aveva invasa, essa ricadde spossata sul miserabile pagliericcio dominata dalle più sinistre riflessioni. — Suo padre! suo padre nei sotterranei del Sant’Officio! Questo pensiero l’uccideva! — Coi Mille che essa