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66 | il governo del monaco |
mitre e delle Vie Crucis1 — ma non ci riuscirono. — Il bello — il grande — il sublime — ancor più sublime comparisce — in mezzo alle loro miserie!
Giulia — la bellissima figlia d’Albione — abitava Roma da più anni. — Progenie di popolo libero — disprezzava tutto quanto apparteneva alla famiglia dei chiercuti. — Ma Roma! La Roma del genio e delle leggende — la patria dei Fabi e dei Cincinnati — l’emporio delle meraviglie umane — era per Giulia un incantesimo. — Conosceva ogni cosa bella di Roma. — Aveva impiegato ogni giorno, ogni minuto a visitarla. — Esimia cultrice delle belle arti sapeva apprezzare i capo -lavori — e il suo compito quotidiano era copiarli. Fra i grandi maestri — essa s’era fatta un idolo del Buonarroti — e seguiva la sua scuola mista d’ogni studio artistico e gentile. Davanti alla stupenda colossale figura del Mosè2 — passava ore intere in contemplazione. La impronta di grandezza — su quella fronte — e l’atteggiamento maestoso — le sembravano inimitabili e sovrumani.