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la supplica 61


«di lui — e certo, egli non poserà finchè non sappia che cosa ne sia avvenuto.»

Le due donne così ragionando cercavano di confortarsi, quando il battente della porta annunziò una visita. — Clelia corse ad aprire ed introdusse monna Aurelia — una buona vicina ed amica della famiglia. —

«Buon giorno monna Silvia.»

«Buon giorno,» rispondeva l’addolorata — asciugandosi gli occhi col fazzoletto. —

«Ecco qui» diceva Aurelia «il nostro amico Cassio — cui ho parlato dell’affare — ha scritta questa supplica in carta bollata — per chiedere al Cardinale-Ministro la liberazione di Manlio. — Egli mi disse che voi dovete sottoscriverla — e per maggiore sicurezza presentarla voi stessa all’Eminenza.»

Silvia impicciata per la prima volta in queste faccende — ripugnava d’andarsi a gettare ai piedi d’uno di quei demoni — ch’essa aveva imparato ad odiare sino dall’infanzia; — ma come si fa? — trattavasi di uno sposo adorato — imprigionato — forse alla tortura — e quest’idea metteva un raccapriccio di morte in cuore alla povera donna.

Poi Aurelia consigliava ci andassero tutte due ed offrivasi di accompagnare le amiche al Palazzo Corsini: —