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la liberazione 49


vimento convulso che doveva aver fatto la destra che gli vedeva tenere nel seno. — A noi conviene pur dirlo — l’animo d’Attilio era assetato in quel momento di sangue.

Ma sangue non fu sparso — Pancaldo, così brutale ed altiero coi poveri carcerati, era in quella notte di una docilità esemplare — al fosco chiarore della lampada del cortile — ei gettava lo spaventato suo sguardo — or sul mendico or sopra Attilio — e se uno gli sembrava formidabile, l’altro pareagli esserlo ancora di più. — Faceva delle smorfie che egli credeva sorrisi e con quei sorrisi rispondeva ai comandi del giovane — ed ubbidiva — senza farsi ripetere il comando.

«Manlio è qui.» rispondeva finalmente il custode, e si accingeva a cercar la chiave della cella dell’artista. —

«Apri dunque.» urlava l’altro — ed in luogo di affrettare la ricerca della chiave — Attilio la ritardava, perchè l’Argo delle prigioni aveva certi brividi di paura nelle ossa — che la sua mano tremante — non sapeva più trovare l’arnese a lui sì famigliare.

Alla fine una chiave riuscì ad entrare nella toppa; — il catenaccio si mosse stridendo — e la porta della cella rimase spalancata.

Lascio pensare il giubilo del povero Man-