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46 | il governo del monaco |
romani saranno col popolo — di qua il bisogno di mercenari, di qua le implorate invasioni straniere tutte le volte che il popolo accenna di avere perduta la pazienza.
Silvio fu accolto dalla brigata con amorevolezza. — Anch’egli era uno di coloro che portavan nell’anima l’impronta del romano antico e su cui il compagno poteva fidare come sul proprio ferro.
«I nostri sono al loro posto — li ho rimpiattati
- » disse Silvio; «tra le gambe dei cavalli di granito — e saranno pronti al primo cenno.»
«Bene;» rispose Attilio — poi impaziente di farla finita, rivoltosi a Dentato: «il mio piano» soggiunse. «è questo: — io andrò dal custode delle carceri con Muzio per le chiavi — e tu guida Silvio co’ suoi dieci per assicurarti dei birri collocati alla porta delle prigioni.»
«E così sia;» rispose Dentato; «Scipio (il dragone che annunziò Silvio) ti condurrà dal custode — ma bada ch’hai a fare con un demonio. — Quel signor Pancaldo è capace di metter le manette al Padre Eterno — ed una volta che lo tiene non lo lascia andare nemmeno per la gloria del Paradiso. — Bada ai fatti tuoi!»