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42 il governo del monaco


«cenarj che la fan da birri ai preti;» diceva il mendico tornato in calma al suo compagno.

«Oh sì! la finiremo, e presto» rispondeva Attilio.

Così discorrendo ascendevano il Quirinale, oggidì Monte Cavallo — per le due famose statue equestri — capo-lavoro dell’arte greca — che sulla piazza si ammirano.

Giunti a piè dei colossi — si fermarono entrambi — Attilio tolto di tasca un acciarino ne trasse delle scintille; — all’estremità opposta della piazza lo stesso segnale si ripetè, e allora i due amici si avanzarono.

Prima di giungere all’ultimo limite della piazza — un militare del picchetto di guardia al palazzo facevasi innanzi — strìngeva la mano ad Attilio — e conduceva i due verso una porticina laterale al portone d’entrata. — Entrarono — passato un angusto corridojo — salirono una scaletta e si trovarono in una stanza apparentemente lasciata a disposizione del comandante la guardia.

Tutti gli arredi della stanza consistevano in un desco ed alcune sedie: — sul desco varie bottiglie — parecchi bicchieri ed un lumicino ad olio. — Quivi, dopo aver fatto sedere gli ospiti, ed essersi lui pure seduto, — il militare ruppe il silenzio dicendo: