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il legato 37


— con affetto vivissimo, e certo non avrebbe mancato di lasciarlo in possesso della vasta eredità di famiglia: — ma che volete? come tante donne essa credeva nel sacerdozio — e come tante donne ignorava che sotto la nera sottana batte l’anima dell’inferno.

Don Ignazio — con quella ipocrisia e sottigliezza che pajono privilegio della casta pretina — Don Ignazio confessore della vecchia — a forza di giri e rigiri era pervenuto ad ottenere che sul suo testamento s’introducesse un legato a suffragio delle anime del Purgatorio, ma se questo accontentava le anime del Purgatorio, non rendeva pago lo scellerato, il quale agognava all’intera proprietà della casa Pompeo.

Ammalatasi la vecchia Virginia — Ignazio le fece accettare Flavia per infermiera e col suo mezzo — e assiduamente vigilandola — senza quasi permettere ch’altri ravvicinasse — quando il corpo e la mente dell’infelice per l’aggravarsi del male s’andarono indebolendo, il ribaldo non trovò difficoltà a sostituire al testamento che portava il legato — un nuovo testamento che lasciava per intero l’eredità Pompea alla corporazione di S. Francesco di Paola, creando per giunta don Ignazio stesso esecutore testamentario.