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34 | il governo del monaco |
ossa; fossi tu stato uno dei coraggiosi militi di Calatafimi. —
Era ribrezzo o paura — il sentimento svegliato dall’apparizione di quel fantasma? — Non lo saprei spiegare — ma credo fosse l’uno e l’altra — ed erano giustificati entrambi — poichè sotto la nera sottana che ti scivolava davanti, batteva il cuore d’un demonio, anelante al compimento di tale delitto, che solo l’anima d’un prete può ideare ed eseguire.
Giunto al portone di casa Pompeo — situata in un lato della piazza — il prete dava mano al battente — lo lasciava cadere leggero — quindi tiravasi un po’ indietro, ricercando collo sguardo la fitta tenebrìa — timoroso ch’alcuno non lo scorgesse mentre era intento a compiere la scena scellerata, ch’egli doveva aggiungere ai lugubri drammi della sua vita d’infamie.
Ma chi si curava del perpetratore d’un delitto ove dominavano il mercenario straniero ed il prete! Dove in una popolazione immensa, il poco di buono che c’era, stava imprigionato, proscritto, o ridotto alla miseria?
Il portone della nobile casa venne schiuso: — il portiere riconosciuto il reverendo padre Ignazio, con un strisciante inchino lo salutò — baciògli la mano e gli fece lume — accompa-