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CAPITOLO LXXV.
ULTIMA CATASTROFE.
«Pronti ragazzi!» sclamarono quasi ad una voce Orazio — Attilio e Muzio — Pronti!» e quest’ultima voce non era ancor pronunciata — quando una valanga di papalini irrompeva contro il portone del lanifìcio.
Di dentro s’eran smorzati tutti i lumi — in modo che i birri; veduti dai nostri — non potevano scorgere particolarmente nessuno dei figli della libertà. — Così i primi che si attentarono di varcare la barricata — caddero col cranio fracassato dalle terribili scuri di Orazio e di Muzio — dallo spadone d’Attilio — e da altri istromenti di difesa — adoperati dai loro valorosi compagni.
Però una perdita ben importante soffrirono i nostri in quel primo assalto — benchè respinto: — una palla di revolver avea trafitto nel cuore il valoroso Orazio — mentre rovesciati colla scure i primi assalitori — di-