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CAPITOLO LXVII.

SEGUITO DEL RACCONTO DI MARZIO.

Terminato il racconto del povero Tito — io avea voglia di udire qualche cosa della storia di Maria — ma rifocillati di buoni cibi — e scaldati dall’Orvieto — la fatica (che non era stata poca) della notte e d’una parte del giorno — fece sì — che i miei occhi e quelli de’ miei compagni — accennassero a volontà diversa da quella di udire delle storie. — Anzi di lì a non molto, tutti come per mutuo consenso — cominciammo a russare — al posto stesso ove eravamo seduti.

«Io non so quanto tempo rimanemmo in quella posizione — so però che un fischio acuto — risuonò nell’abituro e ci fece balzare tutti in piedi.

«Ci stropicciavamo gli occhi — quando entrò il poeta pastore e disse: Non vi allarmate; non c’è pericolo, ho risposto ad un fischio di mio figlio Vezio — che aveva mandato in sentinella sulla sommità della