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seguito del racconto di muzio. 411


«te mi conduceva seco al passeggio. — Le passeggiate con Petraccio, sempre noj ose — lo sembravan meno — quando con lui si entrava nel convento di S. Francesco a visitare le monache. — Badessa e monache — forse invaghite delle mie forme (ed era veramente bello il nostro Tito) mi accarezzavano sempre e mi colmavano di gentilezze. — Vi lascio pensare: che traccie di fuoco lasciassero nell’anima mia quelle visite a tante belle creature. — La badessa — onnipotente sull’animo del direttore — ottenne e senza molta difficoltà (almeno io credo) ch’io potessi essere impiegato al servizio divino del convento — facendo da secondo ad un vecchio rettore che officiava per le monache. —

«Non tardai ad accorgermi dello scopo cui mirava la santa matrona — ed eccitato come ero per la mia frequenza tra tante donne — non fu difficile il farmi peccare.

«Vari mesi durò quella tresca — e sotto un pretesto o sotto l’altro — stavo pochissimo in seminario — e coll’appoggio del Direttore potevo fare quanto mi piacea. — Il Direttore alla sua volta era retto dispoticamente dalla badessa — che lo lasciava liberissimo gallo nel pollajo.