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l'arresto 27


E Cencio destinato dalla madre allucinata a grandi cose non curò imparare l’arte del padre — si diede dell’aria e finì — ostentando una condizione che non era la sua — a precipitarsi nel vizio — e vendersi finalmente al primo ministro dei piaceri di un’Eminenza.

Dalla stanza dove lo aveva collocato Gianni egli non perdeva Manlio di vista; ed una sera mentre l’artista stava intento al lavoro — piomba Cencio nel suo studio e con voce commossa; si fa così a supplicarlo: «per l’amore di Dio! voglia permettermi di rimanere qui un istante, sono inseguito dalla polizia.... mi cercano per imprigionarmi! — L’assicuro, continuava l’impostore, che non ho altro delitto, tranne quello d’esser liberale — nel calore di una disputa ho detto francamente che la caduta della repubblica era stato un assassinio. Per tutto questo mi vogliono arrestare!»

Così terminando il suo discorso — Cencio per dare alle sue parole maggior colore di verità — fingeva di cercare dietro i marmi, ond’era ripieno lo studio — un nascondiglio che lo coprisse dalla vista della strada.

— I tempi corrono difficili — pensò Manlio fra sè — c’è poco da fidarsi del prossimo — ma come si fa a cacciar di casa un compro-