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il racconto. 387


«— Attortigliati i suoi grigi capelli alla mia sinistra — col pugnale nella destra — cominciai a tastarle il collo — non già colla punta del ferro — per timore mi vi scivolasse — ma con uno spillo della sua cuffia. — Allora m’accorsi che fino al martirio non voleva arrivare la santa donna — giacchè cominciò a sciogliere la lingua, gridandomi lamentevolmente un: per amore di Dio! — La mia Nanna — o vi mando all’inferno con tutti i diavoli! — risposto. — Per amore di Dio lasciatemi — ripeteva lei ed io lasciai andare quel capo protervo. —

«Dopo aver respirato fortemente per assicurarsi che viveva ancora — passatasi la mano sulla fronte.» — «Chiedete voi conto d’una giovane della campagna Romana — di buona famiglia — che fu collocata or son quindici giorni in questo Convento?» Credo sia dessa — risposi. — Allora io vi condurrò da lei — ma a patto che non facciate scandali in questa casa del Signore. —

«Altro oggetto non ho — fuorchè portar via la mia donna — le risposi.

«Essendosi alquanto ricomposta — e discesa dal letto — mi disse: — andiamo. — La seguitai per un pezzo — e giunti ad un’entrata oscura — c’innoltrammo in un