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374 | il governo del monaco. |
La fiera natura del vecchio sovrano della campagna di Roma — era stata scossa dalla perdita del suo amico e padrone — a cui s’era affezionato sinceramente — il che provava la buona indole dell’uno — e l’eccellente cuore dell’antico proscritto. —
Piangeva egli il principe? No! egli piangeva l’amico — il benefattore! —
Quanti amici potrebbero avere i grandi della terra — ed a poco costo — se volessero aprire l’anima loro alla beneficenza — e far sentire men dura l’ingiustizia della sorte a coloro cui fu matrigna. —
Molti io conosco tra i grandi — benefici — anzi angeli di bontà tra il sesso vezzoso — ma sono pochi in paragone delle moltitudini sofferenti — e la maggioranza dei favoriti della fortuna — non solo è indifferente pei tapini — ma li sprezza — li scaccia da sè — li scortica in mille modi. —
Cura di governo — dovrebbe essere quella di migliorare la condizione del povero — e non è così sventuratamente. — I governi pensano alla propria conservazione — e per consolidarsi corrompono gran parte del popolo — col fine d’avere dei satelliti e dei complici. —
La massa dei benestanti — potrebbe in