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368 il governo del monaco.


Eppure — umiliato come fu ed è ancora — il popolo italiano — non dimentica i suoi divertimenti — le sue feste «pane e giuochi» esso grida ai nuovi tiranni — come già gridava agli antichi. — Ed il prete in ispecie per compiacerlo — per ingannarlo — e corromperlo — si è ravvolto in un ammasso di pompe e di cerimonie — da oltrepassare tutto quanto ci narra la storia dello sfarzo in cui gli impostori dell’antichità si avviluppavano. —

Non parlate di politica — non ci pensate! pagate e spogliatevi di buona grazia — per grassamente mantenere i vostri scorticatori. — Poi, di giuochi, di divertimenti, di prostituzioni — ve ne lasceremo a dovizia. —

Le sponsalizie del mare erano una delle cerimonie predilette del popolo di Venezia — quando questo popolo — era padrone di sè — aveva un governo proprio — e questa governo era presieduto dal Doge. —

Nel giorno prefisso per la festa — il Buccintoro — la più splendida galera della repubblica — mirabilmente adorno e imbandierato — risplendente di arazzi e di dorature — con a bordo il Doge — la maggior parte dei membri del Governo — gli ambasciatori stranieri — e le più cospicue tra le belle signore