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24 | il governo del monaco |
dendo la vigilanza dei custodi, la pazzarella riuscì a guadagnare l’aria libera. Uscì — vagò, vagò a lungo in quella notte tempestosa, senza direzione preconcetta — finchè per caso avvicinatasi al Colosseo — le parve intravvedervi una luce — avanzossi — in quel momento il precursore della folgore avea rischiarato ogni cosa — e fra le altre le sentinelle che vigilavano all’ingresso dell’anfiteatro.
L’istinto — un vago presentimento la spinsero verso quegl’individui che almeno non avevano l’aria di preti — costoro vollero arrestarla, ma Camilla aveva in quella notte una forza sovrumana. — Si svincolò — salì — e giunta al loggione cadde spossata in mezzo ai trecento.
Povera Camilla! — e Silvio che l’aveva riconosciuta, raccontava ai compagni la storia dell’infelice. — «È tempo, ripigliava Attilio, di purgare la nostra città da questo immondo pretume» ed un lampo di sospetto per la sua Clelia — forse in procinto di cadere fra gli artigli delle belve istesse — balenatogli alla mente — il suo pugnale venne fuori come una striscia di fuoco. — Quindi brandendo il ferro, Attilio sclamò:
«Maledizione a quell’indegno Romano che