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348 | il governo del monaco. |
Che fare? — Precipitarsi nell’onde, ed aggrapparsi all’orlo della barca, come un forsennato — chiedendo per pietà d’esservi ammesso — fu la prima e matta sua idea. — Un bagno di marzo; nch’acqua fresca della laguna — poco spaventava il nostro affascinato — ma presentarsi alla donna de’ suoi pensieri — così grondante, e forse senza cappello in testa — non è cosa che soddisfaccia nessuno — e meno poi un principe. — Egli dunque si attenne al più savio consiglio — imbarcossi in altra gondola e così pensò inseguire la sconosciuta.
«Voga» — egli disse al gondoliere — «e se raggiungi quella gondola là — guadagnerai una buona mancia.» —
«Lasci fare» rispose il gondoliere — quindi «Tita, comio»1 gridò al compagno di prora — e rialzando su ambe le braccia la camicia rossa (poichè molti gondolieri la portavano in quei giorni per onorare l’ospite di Venezia) si accinse al maneggio del remo — con quella grazia e vigore non superati da altra gente marinaresca del mondo.
«Voga, voga — elegante gondola! — se-
- ↑ Comio — gomito — forza Giovanni Battista!