Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
340 | il governo del monaco. |
«Se vi è cara la vita del principe T....»
«Del principe T.? il fratello d’Irene,» sclamò Orazio — varcando d’un salto la tavola ed afferrando il traditore per la gola!
Cencio, tra l’ugne di una tigre — o tra gli abbracciamenti del re delle foreste — avrebbe corso meno pericolo — che non tra le mani del principe della campagna di Roma, — che l’aveva agguantato al collo. — Ma Attilio, con modo gentile: «Fratello,» disse ad Orazio. «abbi pazienza — lasciamolo parlare. — »
Veramente — spacciato Cencio — addio rivelazioni — ciò era chiaro come il sole. — onde la suggestione del capo dei trecento di Roma — fu capita da Orazio — e sciolse dalla gola di Cencio — le sue mani frementi.
«Se vi è cara la vita del principe T.» ripigliava il malvagio «andiamo insieme a farlo avvisato che un agguato di otto emissarj del Sant’Ufficio lo apposta nei dintorni dell’Albergo Vittoria, ove egli sta d’alloggio. — »