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decreto di morte. | 335 |
me chi ha la coscienza della forza e dell’anima intemerata — contentavansi di fissare i loro occhi in quelli del perverso — e questi fuori di sè, colla bocca e gli occhi spalancati — sforzavasi di articolare delle voci — che non volevano uscirgli dalla strozza, riuscendo penosamente a balbettare: «signori... io non...» ed altre parole mozze.
Fu un pò barbara la tranquilla pacatezza dei quattro romani — e chi avesse potuto contemplare quella scena — certo coll’immaginazione sarebbe corso al paragone del sorcio — sotto l’inesorabile sguardo del gatto, che ne spia ogni minimo movimento, per lanciarvisi sopra — e stritolarne le ossa sotto i denti. — Se un pittore — avesse potuto trovarsi presente a quel muto consesso — ne avrebbe tolto il soggetto di un bellissimo quadro.
Già abbiamo descritto i primi tre, veri tipi degli antichi romani — di bellezza — di forme veramente artistiche. —
Gasparo era — e con ragione — una di quelle figure che un romanziere francese avrebbe pagato a peso d’oro — per poterne fare il suo «Brigand Italien» e fotografato da Bernieri1 il suo ritratto, avrebbe prodotto assai
- ↑ Bernieri, Maggiore e fotografo a Torino.